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raggiungibili da parte delle genti continentali sopraggiunte e dilaganti e

quindi di fornire un relativo – ma reale – margine di probabilità di so-

pravvivenza.

Questo notevole e sistematico flusso di popolazione immigrata trasfor-

mò, necessariamente, la popolazione primitiva delle isole, dando origine

ad una e complessa società, dotata delle più svariate attitudini e capaci-

tà dalla quale venne e si sviluppò una Venezia che ebbe una parte al-

tamente profonda e gloriosa, da quei secoli fino a tutto il XVIII secolo.

Vari studiosi sostennero di poter datare al 25 marzo 421 d.C. la nascita

di Venezia, individuandola su un’insieme d’isolette poste lungo un cana-

le profondo, detto “Rivus altus”, ora Rialto, allorché in quel luogo venne

costruita la chiesetta di S. Giacomo di Rialto.

Di “nascita” di Venezia, tuttavia, è ancora arduo parlare. Bisognerà at-

tendere che, negli anni a venire, si succedano le innumerevoli invasioni

pianificate dal destino: Goti, Vandali, Svevi, Unni, Ostrogoti e tante altre

”razze” che si daranno il cambio” nel compiere ogni sorta di scorreria e

misfatti da portare a termina nel Settentrione d’Italia, soprattutto ad Est.

Ma ancora non si potrà parlare di svolta; questa venne a seguito del-

l’invasione dei Longobardi e dei Sassoni, penetrati in Friuli attraverso i

passi alpini esistenti a Nord-Est.

Re Alboino e i suoi guerrieri - dai capelli e barbe lunghi ed incolti - occu-

parono tutto il Friuli nel 508 d.C., costringendo l’Arcivescovo di Aquileia

a fuggire nella non lontana Grado, che essendo su un’isola era più sicu-

ra, portando seco le preziose Reliquie.

A differenza delle precedenti invasioni, però, i selvaggi longobardi non

piombarono in Italia solo per compiervi un’occasionale scorreria, com’e-

ra stato fino ad allora in molti casi, ma per rimanere in loco.

E avvenne che, di fronte all’insediarsi del bellicoso nuovo popolo, il mo-

vimento migratorio dalla pianura verso le lagune si dilatò notevolmente,

contemplando non più l’esodo di individui singoli o famiglie, ma di interi

gruppi, comprendenti i notabili, le autorità civili, militari, religiose e con

loro gli artigiani, che si stabilirono in isole disabitate delle lagune.

Le società multiformi dell’entroterra si ricomposero, quindi, al riparo di

paludi, canali e laghi salati, iniziando quella battaglia quotidiana contro

la natura, per strappare nuove terre alle paludi e per difenderle dall’e-

rosioni delle acque dei fiumi e dall’eterna alternanza delle maree.

Da questa continua lotta nascerà inevitabilmente quella coscienza lagu-

nare impregnata e forgiata di coraggio, tenacia e costanza che costituirà

uno dei cardini su cui si baserà la potenza di Venezia, per tanti secoli.

Millecento anni d’indipendenza

L’episodio che viene preso quale punto di riferimento per sancire la na-

scita di Venezia ebbe luogo nel 697 d.C., 57 anni dopo la fondazione di

Cittanova, una nuova città sorta in mezzo alla laguna, destinata, poi, ad

essere la capitale della zona abitata dai lagunari.

L’episodio in questione fu l’elezione del primo Doge (Duce) di Venezia,

al quale la leggenda dà un nome: Paoluccio Anafesto. Dopo di lui ne

seguiranno altri 119, prima che Napoleone Bonaparte ponesse fine di

fatto alla Repubblica di Venezia.

Questo fatto va inteso come dimostrazione della volontà del distacco

politico dei Venetici dalla dipendenza dall’Esarcato di Bisanzio, dando

vita ad una realtà politica che si saprà destreggiare -

con sapiente capacità – fra le molteplici e difformi en-

tità politiche che si succederanno in Europa e nel

Mediterraneo.

Se il pesce abbondante della laguna aveva garantito

per secoli la sopravvivenza agli abitanti in loco, fu il

sale marino la prima grande ricchezza su cui contare.

Ricavato in gran quantità nelle vaste lagune, questo

basilare e ricercatissimo ingrediente costituì moneta

di scambio di grande valore per i Veneti che pratica-

vano il commercio, prima risalendo i numerosi fiumi

che giungevano al mare dalla Padania o bordeggian-

do lungo la costa, poi affrontando le grandi distanze

sul mare. Quel mare Adriatico che costituì sempre un

polmone indispensabile per la sopravvivenza della

Repubblica e che venne confidenzialmente chiama-

to: “

Il Golfo di Venezia

”.

Fu la necessità di garantire la sicurezza delle rotte

commerciali e di ricercare nuove fonti di approvvigio-

namento e scambio che diede grande slancio allo

sviluppo delle navi: sia da guerra che da trasporto.

I mari erano e lo furono per molti secoli battuti da ogni

sorta di pirati, corsari o navigli antagonisti. Fino dal

nascere dei primi commerci via mare, Venezia venne a contatto, in mo-

do particolare, con la presenza, quasi sempre ostile, degli Slavi nel Mar

Adriatico. Era soprattutto alle foci della Neretva e dai numerosi fiordi

circostanti che i pirati slavi molestavano la navigazione veneziana, che

preferiva appoggiarsi a quella costa, poiché più ricca di ripari.

Questo aspetto fu motivo d’infinite guerre e contrasti fra i Veneziani e i

popoli slavi, spesso sospinti dal Re d’Ungheria, che mirava ad uno

sbocco sul mare nella zona di Zara; realtà, questa, che proseguirà fino

ai nostri giorni.

Le insidie sui mari del Mediterraneo continuarono per tutti i secoli a ve-

nire: dai Greci ai Saraceni, dai Normanni agli Arabi, dai Turchi agli Spa-

gnoli, per non parlare dei Genovesi.

Per far fronte a ciò, Venezia intervenne a difesa del suo commercio e

delle sue rotte assumendo sempre un atteggiamento di imposizione di

comportamento e rotte tali da garantire un vero e proprio monopolio sui

traffici. Un atteggiamento che prevedeva, anche, “l’offerta” di protezione,

secondo gli usi dell’epoca, in cambio di porti e sicurezza.

Fu così che un popolo di battellieri, di pescatori e di mercanti diede vita

ad un Impero dall’Isonzo all’Adda e dalle Alpi al fiume Po, gravitando su

Istria, Dalmazia, Albania, Grecia, Peloponneso, Costantinopoli, Creta,

Cipro e sulle coste della Siria, Spagna per concludere accordi commer-

ciali d’ogni tipo e concessioni varie, grazie ai suoi diplomatici sempre

accorti. Da ciò discese potenza, prestigio e rispetto.

Per alcuni anche troppo, considerato che per cercare di fermare Vene-

zia venne costituita, nel 1508 una poderosa lega (quella di Cambray),

costituita dall’Imperatore di Germania, dai Re di Spagna, di Francia, Un-

gheria e del Papato.

Ma per capire la sua potenza, basta pensare alla grande battaglia di

Lepanto, nell’ottobre del 1571. La flotta della Lega si scontrò con quella

dei Turchi davanti a Lepanto. La lega Cristiana schierava 202 galee (di

queste 110 imbarcazioni erano veneziane), i Turchi invece 208 galee

più 63 unità minori. Al tramonto, la vittoria arrise ai Cristiani che affon-

dano 80 galee turche, ne catturano 140, facendo 8.000 prigionieri e

causando quasi 30.000 morti. La Lega perderà 12 galee e 7.600 mari-

nai!

L’evento più sconvolgente per il suo prestigio, tuttavia, fu la scoperta

dell’America nel 1492. Questa realtà che modificava le rotte per l’ac-

quisizione di merci pregiate, sconvolgendo i costi e modificando gli e-

venti economici, fu la causa primaria dell’inizio della decadenza della

potenza veneziana, che fu azzerata da Napoleone Bonaparte nel 1797.

Il Veneto e il Friuli fornirono la massima fonte per L’Esercito e la Flotta.

R. R.

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ô

s dal Fogolâr____________________________________